Google+ Studio Tecnico Bartolozzi Motta Rosso: ottobre 2013

giovedì 24 ottobre 2013

Quanto costa abitare in un fashion district? L’indagine di Casa.it

Abitare nel fashion district di una delle città più famose del mondo per la moda è forse il sogno di molti, ma quanto può costare realizzare questo desiderio? Il Centro Studi di Casa.it, il portale immobiliare numero uno in Italia, ha provato a rispondere a questo interrogativo, rilevando i prezzi delle case nel Garment District di New York, nel VI o nel VIII Arrondissement di Parigi e nelquadrilatero della moda” milanese. Così, a pochi giorni dal termine della settimana della moda milanese, Casa.it ha quantificato la realizzazione del desiderio di esser vicini di casa delle griffe più celebri. Vediamo cosa è emerso.


Stando ai dati rilevati dal portale, trovare casa nel Garment District di New York, il quartiere dove si concentrano il maggior numero di griffe della moda e i relativi negozi, significa prepararsi a staccare un assegno a sei zeri. Se si tiene poi conto dell’andamento positivo del mercato residenziale di Manhattan, il valore al metro quadro sta continuando a lievitare, con rincari che a settembre hanno toccato il +13,5% rispetto all’anno precedente.
Restando sempre nei confini americani, Casa.it ha stilato anche la classifica delle vie più care: il primato va a Park Avenue e Madison Avenue, seguite a ruota da Quinta, Sesta e Settima Strada. Il prezzo medio delle abitazioni usate, quindi anche suscettibili di ristrutturazione, sono mediamente superiori ai 13.000 euro al metro quadro. Gli attici in Park Avenue toccano in media i 20.000 euro al metro quadro e quelle più di valore superano facilmente i 22.000 euro.
Si tratta dunque di cifre da capogiro che a quanto pare non riescono a frenare il mercato: il fashion district risulta infatti uno dei più attivi sia sul fronte delle compravendite che in quello delle locazioni, con l’affitto di un monolocale di 50 mq che può arrivare a costare più di 5.000 euro al mese. A questo va aggiunto un altro dettaglio: i potenziali acquirenti non solo devono avere un reddito annuo netto superiore ai 100.000 euro, ma anche superare i giudizi delle commissioni appositamente istituite dagli inquilini proprietari prima di poter procedere all’acquisto.
Casa.it ha poi continuato l’analisi spostando la sua attenzione sull’Europa e in particolare su Parigi: sebbene in terra francese le quotazioni degli immobili siano in frenata, nel VI arrondissement, che da anni è il quartiere più caro di Parigi, i prezzi di vendita in media non sono mai inferiori ai 13.000 euro al mq. Sempre all’interno del VI arrondissement rientrano altri quartieri che detengono il record nei prezzi di vendita delle abitazioni, come Odéon o Monnaie, dove i valori hanno toccato punte massime tra i 16.000 e i 19.000 euro al metro quadro. Il distretto che può dirsi più legato alla moda parigina è però quello che parte dagli Champs Elysées e arriva sino Place Vendome. InAvenue Montaigne, ad esempio, trovare un appartamento ristrutturato sotto i 16.000 euro al mq è praticamente impossibile. E più ci si avvicina agli Champs Elysées, più alto sarà il prezzo dell’abitazione.
Ma veniamo dunque alle vie milanesi del Quadrilatero della Moda. Prendendo in considerazione gli ultimi piani in Via Montenapoleone e Via della Spiga, i prezzi di transazione arrivano a toccare punte di circa 17.000 euro al mq. Ma nel caso di Milano c’è una tendenza particolare che occorre osservare: una domanda abbastanza cospicua proviene da chi cerca un immobile in affitto soprattutto per i periodi coincidenti con la Milano Fashion Week e quindi i potenziali investitori cercano di approfittare del periodo di crisi per acquistare immobili che potenzialmente torneranno a salire. Altra caratteristica che contraddistingue il mercato milanese è quella delle tempistiche: i tempi di vendita si sono allungati parecchio, con una durata media delle trattative che ormai naviga stabilmente sopra i 10 mesi. La Milano da Bere, dove le trattative nelle vie più prestigiose potevano concludersi in meno di 30 giorni, non è più quella di una volta.

lunedì 21 ottobre 2013

Legge di stabilità 2013: tutte le novità per gli italiani

La Legge di Stabilità 2013 ha varcato le soglie del Consiglio dei Ministri e ha già subito parecchie modificazioni rispetto alla bozza circolata nei giorni scorsi. Vengono meno i tagli alla Sanità e l’aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie; entrano invece la rivalutazione delle partecipazioni delle banche al capitale di Bankitalia e una misura strutturale per favorire il rientro dei capitali illecitamente detenuti all’estero. Ma vediamo tutte la manovre previste dalla Legge di Stabilità 2013 e quali effetti avranno sugli italiani.
Le risorse per abbattere il cuneo fiscale
A partire dal 2014, prende avvio la riforma dell’Imu e soprattutto si procederà ad un primo taglio delle tasse per le imprese e i lavoratori. L’obiettivo è quello di abbattere il cuneo fiscale, ma le risorse a disposizione per farlo non sono molte. Attualmente, in discussione, ci sono 11,6 miliardi in tre anni, 5 per i lavoratori, 5,6 per le imprese. Nel 2014 lo sgravio sulle buste paga, concentrato sui redditi più bassi, sarà di un miliardo e mezzo di euro e la sua articolazione sarà decisa dal governo con il Parlamento e le parte sociali. Per le imprese, invece, ci sarà una riduzione dell’Irap sulla componente relativa al costo del lavoro (400 milioni di sgravio nel 2014) e un taglio (da un miliardo) dei contributi sociali. Confermato il potenziamento dell’Ace, l’aiuto alla capitalizzazione delle imprese, la cui aliquota salirà dal 3 al 4,5%, e al 6% nel 2015.
La nuova Service Tax si chiamerà Trise
La nuova Service tax, che scatta dal 2014, si chiamerà Trise e assorbirà Imu, Tares e Tarsu. Ecco i dettagli: la quota sui servizi indivisibili (Tasi) vale l’1 per mille della base imponibile Imu (o 1 euro a metro quadro a scelta dei comuni), mentre la quota rifiuti (Tari) dovrà coprire i costi del servizio. Quest’ultima sarà a carico dei proprietari, ma i comuni potranno chiedere il pagamento fino al 30% della Tasi anche agli inquilini. La nuova Trise, secondo i calcoli della Uil per una famiglia di 4 persone in un appartamento di 100 metri quadri, peserà in media sulla prima casa nel 2014 per 366 euro a famiglia, in aumento rispetto ai 281 medi del 2013 ma in calo rispetto ai 450 del 2012 quando l’Imu si pagò anche sulla prima casa.
Rendite finanziarie ed ecobonus
Altro cambiamento in discussione rispetto al testo della bozza, è che dalla Legge di Stabilità 2013 scompare l’aumento dell’aliquota fiscale sulle rendite finanziarie dal 20 al 22%, ma viene invece confermato l’aumento dell’imposta di bollo sulla gestione titoli (porterà 900 milioni in più). Per le imprese scatta la possibilità di una nuova rivalutazione dei beni aziendali e delle partecipazioni (con un gettito atteso di 500 milioni nel 2014), mentre alle banche e agli altri intermediari finanziari viene concessa la facoltà, dall’anno prossimo, di ammortizzare le svalutazioni dei crediti non più esigibili. A loro conviene per pulire il bilancio, mentre lo Stato incassa le relative tasse: 2,2 miliardi solo nel 2014. Tra le altre misure fiscali previste dalla manovra 2014 c’è una nuova stretta sulle compensazioni delle imposte indirette, che vale 450 milioni di euro, la conferma delle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e gli arredi (un miliardo) e, in prospettiva, una riduzione delle agevolazioni fiscali a favore di famiglie e imprese. Dal capitolo delle cosiddette «tax expenditures», entro gennaio e con il contributo anche in questo caso delle parti sociali e del Parlamento, dovranno essere definiti almeno 500 milioni di tagli permanenti.
Le novità per il pubblico impiego
La Legge di Stabilità 2013 dovrebbe portare ad un taglio del 10% degli straordinari, misura ridotta al 5% per militari, polizia e vigili del fuoco, il blocco della contrattazione oltre il 2014, un tetto all’indennità di vacanza contrattuale e un rafforzamento del blocco del tun over. Non è stata inserita, alla fine, la norma che avrebbe consentito di ridurre lo stipendio agli statali in caso di trasferimento, mentre per le buonuscite si prevede il pagamento spalmato non più su 6 ma su 12 mesi. Il tetto di retribuzione dei 300 mila euro lordi l’anno viene poi esteso a «chiunque» riceva retribuzioni o emolumenti dal pubblico.

Blocco delle pensioni oltre i 3mila euro
La quota di pensione oltre sei volte il trattamento minimo Inps, ossia 3.000 euro lordi al mese, non verrà rivalutata nei prossimi tre anni, mentre quelle inferiori, a partire dai 1.500 euro lordi, avranno una rivalutazione solo parziale e più bassa di quella odierna.Nella bozza della legge di Stabilità, si legge infatti che verranno rivalutate del 100% quelle fino a 1.500 euro; del 90% quelle fino a 2.000 euro; del 75% quelle fino a 2.500. Per quelle tra i 2.500 e i 3.000 euro la rivalutazione sarà del 50%, oltre tale soglia verranno bloccate.
In bilico il contributo di solidarietà, il prelievo a carico delle pensioni oltre i 100 mila euro. Nella bozza entrata a Palazzo Chigi la sovrattassa era del 5% per la parte eccedente i 100 mila euro fino 150 mila, del 10% oltre i 150 mila e del 15% oltre i 200 mila euro. C’è una differenza rispetto ai vecchi contributi di solidarietà, bocciati dalla Corte costituzionale che li aveva considerati discriminatori perché relativi solo alla categoria dei pensionati: il gettito non dovrebbe finire in maniera indistinta nelle casse dello Stato ma andare a «favore delle gestione previdenziali obbligatorie di appartenenza». Resta da vedere se questo correttivo basterà a superare le obiezioni di incostituzionalità.

domenica 20 ottobre 2013

Accensione riscaldamento, date e orari: quanto spenderemo?

Regioni del sud a parte, ancora impegnate con gli ultimi bagni di una stagione che sembra non voler finire, l’autunno è ormai arrivato in gran parte delle regioni italiane. E quello che forse in tanti si sono chiesti in questi ultimi giorni, fatti di freddo e pioggia, è: quando accenderanno i riscaldamenti? Vediamo le date e gli orari previsti per l’accensione del riscaldamento nelle diverse città italiane e soprattutto cerchiamo di capire quanto gli italiani dovranno spendere per quest’anno.

Termosifoni si o no? Finalmente l’attesa sembra esser finita. Scopriamo in che modo.
Il calendario termico suddivide i comuni italiani in sei zone termiche dalla A alla F, in base al clima locale. E si applica anche agli appartamenti con termosifone autonomo.
In casa i radiatori si possono tenere a 20, massimo 22° C dalle 5 di mattina alle 23. Eccetto gli impianti centralizzati di nuovo tipo con sistemi di termoregolazione, cronotermostato e teleriscaldamento. Restano fuori anche alcuni tipi d’impianto termico al servizio di più unità immobiliari: gli amministratori dei condomini che ne sono dotati devono esporre una tabella che indichi orario e giorni annuali di accensione.
Ecco le zone termiche:
  • FASCIA A
    6 ore al giorno (dal 1° dicembre al 15 marzo)
    Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle (provincia di Agrigento)
  • FASCIA B
    8 ore al giorno (dal 1° dicembre al 31 marzo)
    Crotone, Reggio Calabria, Tortolì, Agrigento, Catania, Messina, Palermo, Siracusa, Trapani
  • FASCIA C
    10 ore al giorno (dal 15 novembre al 31 marzo)
    Catanzaro, Cosenza, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno, Latina, Imperia, Bari, Barletta, Andria, Trani, Brindisi, Lecce, Taranto, Cagliari, Carbonia, Iglesias, Villacidro, Olbia, Oristano, Sassari, Ragusa
  • FASCIA D
    12 ore al giorno (dal 1° novembre al 15 aprile)
    Chieti, Pescara, Teramo, Matera, Vibo Valentia, Avellino, Forli, Roma, Viterbo, Genova, La Spezia, Savona, Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro, Isernia, Foggia, Nuoro, Tempio Pausania, Caltanissetta, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa, Carrara, Pisa, Pistoia, Prato, Siena, Terni
  • FASCIA E
    14 ore al giorno (dal 15 ottobre al 15 aprile)
    L’Aquila, Bologna, Ferrara, Potenza, Modena, Cesena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Gorizia, Pordenone, Trieste, Udine, Frosinone, Rieti, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza, Pavia, Sondrio, Varese, Urbino, Campobasso, Alessandria, Asti, Biella, Novara, Torino, Verbania, Vercelli, Enna, Arezzo, Bolzano, Perugia, Aosta, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza
  • FASCIA F
    Nessun limite di accensione
    Cuneo, Trento, Belluno


    Risparmio con le termo valvole
    Interessante, parlando di riscaldamento, fare riferimento ad un’analisi condotta dal portale Facile.it. Stando all’indagine, 
    chi ha già installato come strumento di riscaldamento le termo valvole risparmierà fino ad oltre il 23%. Il portale ha considerato il consumo standard di un nucleo familiare composto da 3 elementi e dai risultati è emerso che chi ha in casa un impianto centralizzato spende mediamente 1.120 euro all’anno per riscaldare gli ambienti; la spesa scende invece a 1.008 euro se lo stesso impianto viene dotato di termo valvole. Nel caso in cui, quindi, si decidesse da passare da un riscaldamento centralizzato tradizionale ad uno autonomo con termo valvole (già rese obbligatorie in Lombardia e Piemonte dallo scorso 1 agosto per moltissimi impianti, e imposto in maniera progressiva su tutto il territorio nazionale dal 1 settembre 2014), le bollette diminuirebbero subito di 263 euro all’anno. E i costi da sostenere per trasformare l’impianto? Non si tratta di una spesa esorbitante, anche perchè detraibile nella misura del 65% per la manovra sugli ecobonus.

Accesso al mutuo per le giovani coppie con contratti atipici

FINALITÀ DEL FONDO
Il fondo consente alle giovani coppie con un reddito sufficiente seppur di natura precaria, di ottenere un mutuo per l¹acquisto della prima casa, anche se prive delle garanzie abitualmente richieste.

AMMONTARE DEL FONDO
Euro 50.000.000,00 (cinquantamilioni/00)


CARATTERISTICHE DEI BENEFICIARI
  • giovani coppie coniugate (con o senza figli) o nuclei familiari anche mono genitoriali con figli minori;
  • età inferiore a 35 anni (tale requisito deve essere soddisfatto da tutti i richiedenti);
  • reddito ISEE complessivo non superiore a 40 mila euro*;
  • non essere proprietari di altri immobili ad uso abitativo.
CARATTERISTICHE DELL'IMMOBILE
  • deve essere adibito ad abitazione principale;
  • non deve rientrare nelle categorie catastali A1 (abitazioni signorili),
    A8 (ville) e A9 (castelli, palazzi) e non deve avere una superficie superiore a 95 metri quadrati*;
  • non deve avere le caratteristiche di lusso indicate nel decreto del Ministero dei lavori pubblici in data 2 agosto 1969.
CARATTERISTICHE DEL MUTUO
  • mutui ipotecari per l¹acquisto dell¹abitazione principale;
  • di ammontare non superiore a 200.000 euro;
  • Il tasso applicato e le condizioni del mutuo sono stabilite dai singoli istituti bancari entro i parametri consentiti dall'accordo tra il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale e l'ABI.
GARANTISCE LO STATO
L¹accordo tra Abi e Dipartimento della Gioventù prevede che lo stato garantisca il 50% della quota capitale del mutuo concesso. Le banche non potranno richiedere garanzie ulteriori oltre l¹ipoteca sull¹immobile.
CARATTERISTICHE DEI FINANZIATORI
  • banche;
  • intermediari finanziari.

Per avere informazioni su come accedere ai fondi e scaricare i moduli visita IL SITO DEDICATO
* Modifiche introdotte dal Decreto di modifica 103 del 24-06-2013
Puoi consultare anche il  Decreto 256 DEL 17-12-2010
Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale - http://www.gioventu.gov.it

sabato 19 ottobre 2013

Ristrutturazioni edilizie: online la Guida aggiornata dell'Agenzia Entrate

L'Agenzia delle Entrate informa che è stata aggiornata la guida alle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie.

Tra le ultime novità introdotte dalla normativa, la detrazione del 65%delle spese effettuate dal 4 agosto al 31 dicembre 2013 per l'adozione di misure antisismiche sulle costruzioni che si trovano in zone sismiche ad alta pericolosità, se adibite ad abitazione principale o ad attività produttive.
L'Agenzia ricorda che per chi ristruttura un immobile, è previsto anche un ulteriore sconto fiscale del 50% per l'acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A per i forni), da destinare all'arredo. La spesa massima detraibile è pari a 10 mila euro, da effettuare nel periodo compreso tra il 6 giugno e il 31 dicembre 2013.

Niente condono se l’immobile non è antisismico

In una nazione come l’Italia ad alto rischio sismico dove l’edilizia abusiva o non rispettosa delle prescrizioni antisismiche ha causato e causa morti e danni agevolmente evitabili o quantomeno contenibili, appare opportuno richiamare l’attenzione su questa recente pronuncia del T.A.R. Palermo.


Il caso.
Il ricorrente ha impugnato il provvedimento comunale che negato la richiesta di concessione edilizia in sanatoria presentata ai sensi dell’art. 14 della l. 28 febbraio 1985 n. 47 poiché non era stato prodotto il certificato di idoneità sismica dell’immobile. Il T.A.R. ha respinto il ricorso per i seguenti motivi.
Il certificato di idoneità antisismica. All’epoca della richiesta di concessione edilizia in sanatoria era vigente la disposizione dell’art. 35 della l. 47/1985 e ss.mm.ii. che prevedeva che il rilascio della concessione in sanatoria (anche nella forma del condono) fosse subordinato al deposito, presso l’Ufficio del Genio Civile, dell’eventuale progetto di adeguamento alle norme tecniche vigenti e comunque all’acquisizione della certificazione di idoneità sismica entro trenta giorni dalla data di ultimazione dei lavori, certificazione che va chiesta al predetto Ufficio e che solamente quest’ultimo è competente a rilasciare.
Il T.A.R., inoltre, ha precisato che tale certificazione non poteva riguardare unicamente le singole opere edilizie abusive, in quanto era necessario verificare la complessiva idoneità statica e sismica dell’immobile. L’Amministrazione, infatti, deve accertare se “il palazzo e le sue mura portanti (fino alle più profonde fondamenta) siano in grado di sopportare gli effetti […] della complessiva serie degli interventi modificativi effettuati e dunque il peso derivante dall’intera mole delle opere abusive via via autonomamente realizzate nel tempo dai vari condomini”.
L’interesse pubblico all’antisismicità degli immobili. Nella sentenza in commento viene stabilito anche il principio secondo cui bisogna sempre operare “una valutazione più complessa, che presuppone un’indagine analitica, dettagliata, articolata e profonda; indagine da condurre scrupolosamente, con specifico riguardo alla tutela della pubblica incolumità ed alla salvaguardia della vita umana dal pericolo di crolli e di disastri. E cioè non nell’interesse del singolo condominio, ma nel superiore interesse pubblico”.
Pertanto, anche qualora la normativa non avesse previsto espressamente la presentazione della certificazione antisismica, vi applicherebbero comunque i principi generali del diritto amministrativo autorizzerebbero sempre l’ Amministrazione a “richiedere la verifica della idoneità statica e sismica di un edificio ove sorgessero motivate preoccupazioni e/o perplessità al riguardo; o ove si paventasse il pericolo di crolli con conseguenti danni per la pubblica incolumità. In caso contrario si dovrebbe giungere all’aberrante conclusione che in presenza della documentazione prescritta dalla normativa sul condono edilizio, il rilascio della concessione in sanatoria costituirebbe un c.d. “atto dovuto”, comportante il recesso di ogni potere dell’Amministrazione di intervenire nel procedimento mediante l’adozione di atti diretti a prevenire eventuali disastri. Il che costituisce una palese assurdità, che contraddice ogni principio di logica oltreché di diritto”.
L’importanza fondamentale del rispetto della normativa antisismica è stata oggetto anche di recenti pronunce della Corte Costituzionale.
Le pronunce della Corte Costituzionale. Con la sentenza 12 aprile 2013, n. 64, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 1, commi 1 e 2, della legge della Regione Veneto 24 febbraio 2012, n. 9 (Modifiche alla legge regionale 7 novembre 2003, n. 27 «Disposizioni generali in materia di lavori pubblici di interesse regionale e per le costruzioni in zone classificate sismiche» e successive modificazioni).
La disposizione della L.R. Veneto, infatti, stabiliva che nell’ambito degli interventi edilizi nelle zone classificate sismiche è esclusa la necessità del previo rilascio delle autorizzazioni del competente ufficio tecnico regionale per i «progetti» e le «opere di modesta complessità strutturale», privi di rilevanza per la pubblica incolumità, individuati dalla Giunta regionale in base ad una procedura nella quale è prevista l’obbligatoria assunzione di un semplice parere da parte della Commissione sismica regionale
È stato ritenuto, quindi, che tale disposizione violasse:“i principi fondamentali della legislazione statale in tema di governo del territorio e di protezione civile e, specificamente, dell’art. 94 del d.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia), il quale prevede, in relazione alle zone sismiche, che non si può cominciare alcun lavoro «senza preventiva autorizzazione scritta del competente ufficio tecnico della regione”.
Successivamente, con la sentenza 22 maggio 2013, n. 101, la Corte è intervenuta anche sugli artt. 5, commi 1, 2 e 3, 6 e 7 della legge della Regione Toscana 31 gennaio 2012, n. 4 (Modifiche alla legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1 “Norme per il governo del territorio” e della legge regionale 16 ottobre 2009, n. 58 “Norme in materia di prevenzione e riduzione del rischio sismico”).
Con tale pronuncia, infatti, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale “delle norme della Regione Toscana che consentono la possibilità di ottenere l’accertamento di conformità in sanatoria per le opere edilizie realizzate nei comuni già classificati sismici, in assenza dell’autorizzazione o dell’attestato di avvenuto deposito, che risultano conformi alla normativa tecnico-sismica vigente soltanto al momento della loro realizzazione ovvero al momento dell’inizio dei lavori ovvero al momento della loro realizzazione. Infatti, ciò contrasta con il principio statale della doppia conformità, finalizzato a garantire l’assoluto rispetto della disciplina urbanistica ed edilizia durante tutto l’arco temporale compreso tra la realizzazione dell’opera e la presentazione dell’istanza volta ad ottenere l’accertamento di conformità e, pertanto, viola la competenza legislativa statale nella materia concorrente della protezione civile”.
La c.d. doppia conformità.
Infine, si rileva che la Corte Costituzionale abbia dichiarato che anche in tema di normativa antisismica è necessario rispettare il principio della c.d. doppia conformità stabilito dalla disposizione dell’art. 36 del T.U.E. che prescrive che “..ll responsabile dell’abuso, o l’attuale proprietario dell’immobile, possono ottenere il permesso in sanatoria se l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della realizzazione dello stesso, sia al momento della presentazione della domanda”. (si veda Cons.Stato, sez. V, sent. 11 giugno 2013,n. 3220; sez. IV, 21 dicembre 2012, n. 6657; sezione IV, 2 novembre 2009, n. 6784; sezione V, 29 maggio 2006, n. 3267; sezione IV, 26 aprile 2006, n. 2306).

venerdì 18 ottobre 2013

Legge di stabilità 2014, edilizia: proroga di un anno agli ecobonus

Con un intervento dell’ultim’ora nella legge di stabilità 2014, il governo ha prorogato  per altri 12 mesi i bonus per ristrutturazioni e riqualificazioni nell’edilizia. Come annunciato dal ministro delle Infrastrutture Lupi, il risultato degli incentivi è stato così positivo da spingere l’esecutivo a confermare ulteriori dodici mesi di detrazioni sugli interventi domestici.


Il settore immobiliare e dell’edilizia ha, dunque, tratto grande giovamento dalle agevolazioni istituite negli ultimi mesi, con il primo slittamento dei bonus inizialmente previsto fino al dicembre prossimo, che ora invece passa a fine 2014, con la speranza che uno dei settori più martoriati dalla crisi – quello edile, appunto – possa continuare a risollevarsi grazie a questi pagamenti ridotti dei loro interventi.
Nello specifico, tutto resta com’è, dunque, ma la validità già in vigore per i condomini del 2014 viene estesa anche ai proprietari di case, che dunque avranno ancora un anno intero per usufruire degli sconti in aliquota. Al solito, le detrazioni restano del 65% per interventi volti a migliorare il risparmio energetico dell’edificio e del 50% per le normali ristrutturazioni, con possibilità, in connessione, di appoggiarsi anche al bonus mobili ed elettrodomestici, altro successo della politica abitativa-industriale di questi mesi.
Così, la progressiva riduzione delle aliquote, prevista a partire dal prossimo gennaio, comincerà con l’arrivo del 2015: il bonus energia passerà al 50%, quello ristrutturazioni al 40%. Infine, nel 2016, entrambi i bonus torneranno al 36% usuale di detrazione.
In un primo momento, si era parlato di una proroga “soft” degli incentivi, con riduzione immediata al 55% per gli sconti energetici, in modo da consentire un rientro morbido nei soliti parametri di agevolazione. Invece, il governo, dopo incontri fiume e un’approvazione notturna della legge di stabilità 2014, ha pensato di continuare a spingere l’acceleratore delle detrazioni, lasciandole immutate per ulteriori 12 mesi e facendo, in questo modo, la felicità del settore immobiliare.

martedì 1 ottobre 2013

DURC, ancora novità in arrivo

Il rilascio del DURC ha ora nuovi modelli disponibili, dopo l'aggiornamento dell'INAIL. Le modifiche fatte sono conseguenza del Decreto del fare, convertito il legge 98/2013. Il Ministero ha anticipato le modifiche già a inizio settembre e da oggi vengono rese effettive. Il DURC ha ufficialmente una validità di 120 giorni, requisito aggiornato dei moduli per la richiesta tramite INAIL.


La durata viene certificata sia per i contratti pubblici che per lavori edili tra privati.

Per appalti di tipi pubblico, inoltre, la data di validità è indicata a partire dalla data di verifica, non più dalla data di rilascio. La verifica sarà, quindi, un requisito fondamentale per avere accesso al documento originale. I 120 giorni, inoltre, valgono per tutti i certificati, disposizione che ha reso necessarie le modifiche ai moduli. Ricordiamo che è possibile richiederlo per i seguenti rapporti lavorativi:
  • Lavori, servizi e forniture pubblici
  • Lavori tra privati in edilizia
  • Richiesta di sovvenzioni o agevolazioni
  • Servizi e attività in concessione o convenzione

È stato anche approvato l'invio telematico del DURC, che avviene tramite PEC. A questo proposito è utile leggere le disposizioni che l'INAIL ha diffuso nel mese di agosto.

Per richiedere il DURC, invece, è necessario collegarsi allo sportello unico previdenziale, il cui accesso permette di controllare il proprio status e accedere ai servizi online INAIL. Ecco il link per utilizzarlo --> DURC online

La digitalizzaione è completa.
Ora il Decreto del Fare è ufficialmente attivo e l'edilizia può ripartire dalle semplificazioni burocratiche.


Fonte: Redazione Edilizia.com