Si
ripresenta il problema della scadenza Imu di dicembre 2013. In molti
si chiedono chi deve pagare e il Governo ha varato un apposito
decreto, per stabilire dei principi di fondo. In generale la somma da
pagare corrisponderebbe a quella che si è versata a giugno, in
occasione del pagamento della prima rata dell’Imu. Ci sono,
comunque, dei casi molto particolari, che dovrebbero essere tenuti in
considerazione. Si tratta soprattutto delle categorie catastali A/1,
A/8 e A/9, che corrispondono rispettivamente ad abitazioni signorili,
ville e dimore storiche, raccolte nella comune categoria di dimore di
lusso.
I
proprietari di queste abitazioni, usate come case
principali, dovranno
pagare lo stesso, anche se potranno ottenere una detrazione di 200
euro. A pagare saranno anche le abitazioni
degli Iacp,
a meno che la legge di stabilità non introduca delle modifiche. Per
gli immobili Iacp sarà il Comune a stabilire un’aliquota
specifica.
Particolare
è anche il quadro per gli edifici che rientrano nella categoria
catastale D,
stabilimenti e centri commerciali. In questi casi il valore
imponibile aumenterebbe dell’8,33%. Tuttavia è da tenere presente
che, nel caso degli immobili strumentali, si potrebbe detrarre il 30%
dell’Imu dalle imposte sui redditi.
Tutte
queste disposizioni sono contenute nel decreto
133.
E’ sempre lo stesso provvedimento
legislativo che stabilisce il pagamento,
entro il 16 gennaio dell’anno prossimo, di un contributo che
corrisponde al 40% dell’imposta più costosa, a patto che il Comune
abbia stabilito un’aliquota
superiore dello 0,4%.
Si
conferma, comunque, un fabbisogno di risorse molto elevato e appare
indicativo come il tutto potrebbe andare a carico dei contribuenti. I
sindaci si aspettavano un rimborso del mancato introito e, quindi,
proprio in queste ore, si starebbe pensando di cercare una soluzione.
Ad esempio, si sta valutando anche l’ipotesi di far pagare ai
contribuenti, per poi effettuare un rimborso.
Tutto
ciò di certo per coloro che dovrebbero pagare non rappresenterebbe,
comunque, una soluzione soddisfacente, perché se non altro si
tradurrebbe in una perdita di tempo e nell’esborso dei costi
di consulenza.
Rimangono, quindi, delle incognite su quali saranno le prossime mosse
che lo Stato deciderà di fare in questo senso.